Audioguida

Storia delle scoperte


LE PRIME SCOPERTE (1909-1930)


La prima segnalazione di incisioni rupestri in Valcamonica risale al 1909, anno in cui il ventenne Walther (o Gualtiero) Laeng (1888-1968) ricorda di aver segnalato la presenza di massi con figure incise presso Cemmo, localmente battezzati "prède dei pitòti" (pietre dei pupazzi). 

La notizia venne resa nota solo nel 1914 all'interno della "Guida d'Italia del Touring Club Italiano", pubblicazione che ebbe una diffusione straordinaria. 

Le prime indagini archeologiche risalgono invece alla fine degli anni Venti, quando studiarono i massi di Cemmo, in modo indipendente e concorrenziale, Paolo Graziosi (1907-1988) e Giovanni Marro (1875-1852).

A partire dagli anni '30 si moltiplicano le scoperte di nuove incisioni rupestri in altre zone della Valcamonica. Un paio di anni più tardi si indicarono come note gran parte delle aree archeologiche oggi più conosciute: Zurla, Naquane, Campanine, Bedolina, Nadro... 

Localmente vennero reclutati dei "cercatori di incisioni" (Giuseppe Amaracco, Giacomo Bellicini) che si muovevano tra i boschi per individuare rocce istoriate per comunicarle agli studiosi. Una corsa alla scoperta che mise in competizione Marro con Ettore Ghislanzoni (1873-1964) e Raffaello Battaglia della Regia Soprintendenza del Veneto, della Lombardia e della Venezia Tridentina.

In questo periodo si affacciarono in Valcamonica anche l'etnologo tedesco Leo Frobenius (1873-1938), Erika Trautmann (1897-1968) e Franz Atheim (1976) - che successivamente aderirono all'Ahnenerbe, la società nazista per la "ricerca dell'eredità ancestrale" -, che focalizzarono i loro studi sulle iscrizioni in alfabeto camuno e le presunte affinità con la scrittura runica.


IL SECONDO NOVECENTO (1940-1990)

Tra gli anni Quaranta, anche a causa degli eventi della Seconda Guerra Mondiale, le scoperte e gli studi subirono un arresto, per riprendere poi negli anni Cinquanta grazie alla promozione operata dal Gruppo Regazzoni (Ateneo di Brescia), nelle persone del rimpatriato Walther Laeng, Italo Zaina (1892-1982) ed Emaneuele Süss.


La loro attività impressionò il Soprintendente alle Antichità Mario Mirabella Roberti (1909-2002) che nel 1955 inaugurò il primo parco archeologico italiano a Naquane: il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri. In quegli anni il boom economico del dopoguerra provocò profondi mutamenti nel paesaggio rurale della Valle Camonica.

A metà degli anni Cinquanta iniziò a operare nella vallata Emmanuel Anati (1930), ricercatore italo-israeliano che aveva studiato a Parigi (dove insegnava Henri Breuil, il "padre" delle ricerche sull'arte paleolitica). Grazie all'aiuto del cercatore locale  Battista Maffessoli, tra il 1956 ed il 1964 Anati effettuò una vasta ricognizione del territorio, individuando circa 30.000 incisioni rupestri.

Anati fu il primo ad applicare la tecnica del "rilievo a contatto" delle rocce (in scala 1:1), disegnando su supporti trasparenti i disegni presenti sulle superfici. A lui si deve anche la prima cronologia delle incisioni rupestri, fondata sulla sovrapposizione e sullo stile, che ampliò il panorama temporale dei petroglifi fino al Neolitico (fino a quel tempo la datazione dominante le attribuiva all'età del Ferro o, al massimo, all'età del Bronzo).

Nel 1963 Walther Laeng fondò, con il concorso di diversi enti pubblici camuni e bresciani, l' "Istituto per la Preistoria Bresciana e Centro per lo studio delle Incisioni rupestri", mentre l'anno successivo gli enti camuni concorsero alla creazione del "Centro Camuno di Studi Preistorici", la cui direzione scientifica venne affidata ad Emmanuel Anati. Quest'ultimo ente, attivo ancora oggi, avviò un'intensa fase di esplorazione e divulgazione scientifica attraverso pubblicazioni, una propria rivista e convegni di carattere internazionale (nel 1968 il primo "Valcamonica Symposium").

Nel 1975 la Regione Lombardia (istituita nel 1970) adottò come logo una stilizzazione della Rosa camuna, opera di Bruno Munari, Bob Noorda, Roberto Sambonet e Pino Tovaglia. Nel 1979 l' UNESCO inserì le incisioni rupestri della Valcamonica nella lista dei Patrimoni dell'umanità (primo sito in Italia).

Negli anni '70 le ricerche di incisioni rupestri si erano concentrate soprattutto nell'area di Darfo Boario Terme (Luine), mentre nei primi anni '80 si studiò in particolare l'area di Capo di Ponte (Seradina). 

Nel 1988 venne istituita la Riserva Naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo e nello stesso periodo fu valorizzata anche l'area di Sellero (Carpène).

All'inizio degli anni '90 Francesco Fedele indagò l'area di Borno-Ossimo, mentre contemporaneamente il Centro Camuno di Studi Preistorici si occupò di Cimbergo (Campanine) e Capo di Ponte (Pià d'Ort). 

Nello stesso periodo Ausilio Priuli pubblicò studi circa le zone di Piancogno (Annunciata) e Sonico (Coren delle fate), mentre la Cooperativa Le Orme dell'Uomo si dedicò alle ricerche in comune di Paspardo.


GLI ANNI DUEMILA (2000 - OGGI)

Negli anni Duemila nuovi scavi effettuati dalla Soprintendenza hanno fatto emergere numerose stele incise nelle aree di Ossimo (Pat) e Capo di Ponte (Massi di Cemmo). Grazie alle scoperte ottenute in questi anni si opera per allestire nuovi parchi e percorsi di visita: il Parco Nazionale dei Massi di Cemmo (2005), il Parco comunale di Seradina-Bedolina (2005), il Parco Archeologico di Asinino-Anvòia (2005), il Sito archeologico dei Corni freschi (2009), il Sito archeologico di Valzel de undine (2013). 

Nel 2014 viene inaugurato a Capo di Ponte il MUPRE-Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica.

Nel 2020 la Società Storica e Antropologica di Valle Camonica rilascia la Valcamonica Rock App.


Video sulla Valcamonica nel 1955: Boario terme, Lago d'Iseo Valle di Scalve Valle Camonica